Ieri come oggi la Letteratura insegna: al tempo del Coronavirus come al tempo del Manzoni, del Boccaccio e Chauser

 

Trionfo_della_morte,_già_a_palazzo_sclafani,_galleria_regionale_di_Palazzo_Abbatellis,_palermo_(1446)_,_affresco_staccatoL’ epidemia fa male all’economia, oltre che alla salute dei contagiati, la letteratura ci insegna come  comportarci. Quarantene e chiusure di locali ci riportano a  Manzoni e Boccaccio.

Riprendendo in mano i Promessi sposi  riscopriamo il significato  dell’epidemia nei capitoli XXXI e XXXII, i più inerenti la peste, e riscopriamo il grande significato della letteratura e quanto ci insegna.

È contenuta proprio in queste pagine una delle frasi più sentite,parole utili nelle emergenze di ogni epoca: «Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».

Anche  il Boccaccio ci insegna molto. Il Decamerone è molto utile riprenderlo. Anche se difficile da leggere perchè scritto in  prosa  e del Trecento ci è utile per la mentalità, usi e costumi  che ci sono d’insegnamento: sette secoli passati, il Boccaccio della peste a  rileggerlo  ritroviamo l’Italia del Coronavirus,   molto simile .

«Non valendo alcun senno né umano provvedimento». Contro la peste nera del 1348 il povero Gonfaloniere di Giustizia del Comune di Firenze certamente si diede un gran da fare: come il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri , Poco o nulla risolse. «Purgata la città da oficiali sopra ciò ordinati, e vietato l’entrarvi dentro a ciascuno infermo». Come oggi a Codogno in Lombardia, anche a Firenze adottarono quarantene e posti di blocco. «A cura delle quali infermità né consiglio di medico, né virtù di medicina alcuna, pareva che valesse o facesse profitto».  Secoli sono passati e la medicina ha fatto passi enormi, tranne che nel campo di Virus e degli antivirali.

«E tutti quasi, ad un fine tiravano assai crudele: ciò era di schifare e di fuggire gl’infermi e le lor cose». Di fronte al pericolo del contagio siamo ancora più crudeli e ignoranti di allora. In certi posti  e i certi ambiti culturali come ad esempio in Francia vengono ironicamente schifate categorie di cittadini e nazioni  basta che siano Italiani o che provengano dal Nord.

decamerone la peste

«Altri affermavano il bere assai e il godere, e l’andar cantando attorno e sollazzando, e il sodisfare d’ogni cosa allo appetito che si potesse, e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi, esser medicina certissima a tanto male». «Andavano attorno, portando nelle mani chi fiori, chi erbe odorifere, e chi diverse maniere di spezierie, quella al naso ponendosi spesso». Oggi invece ci sono le mascherine: peccato che quelle chirurgiche di garza azzurrina, le più comuni, siano efficaci contro i batteri e il coronavirus sia per l’appunto un virus.

Al tempo del Boccaccio erano più poetici . «Assai e uomini e donne abbandonarono la propria città, le proprie case, i lor luoghi e i lor parenti e le lor cose, e cercarono l’altrui o almeno il lor contado». Nei giorni scorsi è stato rilevato un fenomeno curioso, il frettoloso ritorno degli studenti americani in America e dalle università del nord al Sud, a cercare «il lor contado», di tanti giovani iscritti alle università  come se il morbo fosse un’esclusiva padana o italiana e i confini dell’antico Regno delle Due Sicilie  delimitate dal  fiume Tronto,  fossero invalicabili ai microrganismi e addirittura non fossero affatto in America.

«Né altra cosa alcuna ci udiamo, se non: I cotali sono morti, e gli altrettali sono per morire». Oggi è uguale,  su qualunque schermo i media dicono e riportano il numero dei morti e dei contagiati. Un bollettino di guerra. «Vogliamo e comandiamo che niuna novella, altro che lieta, ci rechi di fuori». Anche noi d’ora in poi vogliamo sentire soltanto buone notizie .

“The Canterbury Tales”

Il Decameron

Quali sono le differenze principali tra Canterbury Tales  di Chaucer e il e Decameron di Boccaccio?

Cantebury Tales VS Decamerom 

Geoffrey Chaucer and Giovanni Boccaccio

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